Giosuè Carducci lo descrisse come l’essenza di tutte le ebbrezze dionisiache. Giovanni Pascoli ne richiese l’invio di poche bottiglie “in nome della letteratura italiana”. Gabriele D’Annunzio lo definì “profondamente sensuale”.
Prima di loro, ne parlarono Plinio, Boccaccio, Petrarca…
È un vino passito che racconta una storia lontana. La stessa origine del suo nome deriva probabilmente da “shekar”, un termine semitico molto antico indicante delle bevande fermentate, o forse dal dialetto ligure, e più precisamente dalle parole sciac (schiacciare l’uva) e tra (togliere le vinacce durante la fermentazione). Non ci sono documentazioni certe in merito.
Sulle circostanze che portarono alla nascita del soave nettare ambrato si può solo citare una leggenda. Pare che, in un remoto passato (sicuramente precedente all’epoca romana), le popolazioni delle Cinque Terre fossero divise da odi profondi ed eternamente in lotta fra loro. Un saggio eremita, chiamato a espletare l’ultimo tentativo di pacificazione, chiese che i rappresentanti delle fazioni in lotta gli portassero qualche grappolo d’uva, di quelli raccolti nei vigneti del territorio di provenienza. Qualche tempo dopo, il saggio offrì loro una coppa del vino prodotto miscelando le uve fornite. La sorpresa e l’ammirazione per quel nettare, scaturito dall’unione delle risorse dei cinque borghi, fu tale da garantire pace e concordia perenne a quelle contrade.
Il suo successo non deriva solo dalla sua storia affascinante, ma dalle sue indubbie qualità, che nascono in una terra dove ogni acino costa fatica.
Le uve di Albarola, Bosco e Vermentino vengono appassite direttamente in vigna per sfruttarne al massimo le caratteristiche fisiche ed organolettiche. Vinificato in acciaio senza lieviti selezionati, rimane sulle fecce nobili per mesi. Al naso si evidenziano note di albicocca e cero canditi, eucalipto e spezie dolci. Al palato ritroviamo la struttura sensuale, con tannini finissimi che accentuano il finale di pura soddisfazione. Non chiarificato e non filtrato.
Lo Sciacchetrà è un ottimo vino da dessert (o da meditazione!), bianco, dolce e complesso. Il profumo ricorda l’albicocca, la frutta secca e i fiori bianchi.
ANNATA | 2020 |
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DENOMINAZIONE | Cinque Terre Sciacchetrà D.O.C. |
REGIONE | Liguria |
TIPOLOGIA | Vino passito |
VITIGNI | 80% Bosco, 10% Albarola, 10% Vermentino |
GRADAZIONE ALCOLICA | 14% |
FORMATO BOTTIGLIA | 375 ml |
ALLERGENI | Solfiti |
TEMPERATURA DI SERVIZIO | 12°-14° |
ABBINAMENTI | Pasta di mandorle, pandolce genovese, spungata. |
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Note aggiuntive
Ingredienti
Acqua, zucchero, limoni Liguri e
alcool.
La tradizione contadina locale, individua in riviera la zona ideale per la coltivazione del limone poiché la pianta richiede tanta acqua e poco vento.
Ai margini di molti paesi liguri posti sul mare si ritrovano, dunque, numerose piante di limone, le quali ricreano aree dove storia e natura si intrecciano fino a regalare meravigliosi paesaggi colorati.
Un esempio degno di nota sono le vie di Fegina a cui si ispirò Eugenio Montale per scrivere una delle sue liriche più famose: “I limoni”.