“Le Bucce sono i miei Lieviti
Il Tempo il mio Chiarificante
Le Fecce i miei Solfiti
La Terracotta è il mio Legno e
La Vigna la mia Cantina.
(D. Parma)”
Distribuita su quasi 5 ettari di terra, suddivisa in 6 vigneti strappati all’oblio nell’intento di una rivalutazione culturale della propria zona, l’azienda La Ricolla racconta una storia che affonda le radici in tempi lontani. Passione e rispetto sono i valori su cui si innesca tutta la produzione, dal lavoro in vigna, elemento essenziale che permette di portare in cantina uva viva che prosegue il suo ciclo di trasformazione in vino in maniera vitale, senza l’intervento massivo dell’uomo, ma solo assecondando il tempo, fedele alleato di passato e futuro.
E per dirla con Mario Soldati: “Più che la mescolanza delle uve, importa il terreno, il metodo di vinificazione, e soprattutto, poiché parliamo di vini artigianali, la personalità, la psicologia del vinificatore. Chi fa il vino per passione, quasi sempre sfoga nel vino la sua natura intima, individua, unica”.
Lo studio della storia ha permesso a Daniele Parma di recuperare gesti atavici, che la tecnologia moderna ha messo da parte, ma che al contrario sono una risorsa che gli permette di completare la sua filosofia naturale di massima valorizzazione delle uve. La selezione in vendemmia gli permette di assecondare un ciclo di vinificazione del tutto naturale, con macerazioni importanti, chiarifiche naturali – come una volta, senza aggiungere solfiti o altri agenti conservativi, forte del fattore tempo che grazie a lunghi affinamenti in acciaio e anfora permette di ottenere in ossidazione vini intensi e longevi.
Il territorio
L’area del Tigullio, in provincia di Genova, è incastonata tra il Golfo Paradiso e la val Bisagno a ovest, la val Trebbia e la val d’Aveto a nord, la val di Vara e il comprensorio Baie del Levante a est.
Dal punto di vista storico-artistico è molto importante per le belle cittadine costiere, ma nelle aree interne si annidano tra le colline scoscese luoghi ricchi di storia, con paesini che ancora mantengono vivi usi e costumi lontani dalla contemporaneità. Attualmente l’agricoltura si sta di nuovo facendo spazio, e per la conformazione geografica è un’agricoltura difficile, eroica, con coltivazioni che non consentono l’uso di tecnologia, e in cui l’olivo e la vite stanno riconquistando dignità e prestigio grazie alla cura e alla passione di appassionati e illuminati che vogliono dare nuova verve alla propria terra.
– Macrovigneti
Questa parte della Liguria è naturalmente vocata alla coltivazione della Bianchetta genovese, vitigno a bacca bianca tipico del Levante ligure dalla maturazione precoce, che predilige climi freschi in posizione collinare con buona esposizione e ventilazione.
Oltre al Vermentino, grande bandiera di tutta la regione, compaiono anche vigneti di sangiovese, molto difficile da coltivare in questi territori, insieme al ciliegiolo.
Una menzione a parte merita lo Cimixà, vitigno a bacca bianca di origini antichissime e dal nome dialettale – da “cimiciato”, ossia puntinato, per i piccoli segni sugli acini simili a quelli lasciati dalle cimici (simixa) sulla frutta – e che recentemente è stato oggetto di recupero per vari viticoltori locali. Un vitigno di difficile coltivazione, piuttosto nervoso e di ardua gestione, ha un potenziale ancora da esplorare, per l’ottima capacità di invecchiamento e il vigore della struttura dei vini che dà.